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Clopidogrel efficace nei pazienti con sindrome coronarica acuta trattati conservativamente

L’utilizzo di clopidogrel in pazienti con infarto miocardico senza sopralivellamento del tratto ST (NSTEMI) o con angina instabile (UA) trattati conservativamente (con terapia medica) è associato a un minor rischio di morte e di re-infarto, con un beneficio maggiormente evidente nei pazienti NSTEMI. Questi dati derivano da uno studio retrospettivo che è stato recentemente pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.

Questo studio aveva lo scopo di valutare l’efficacia del clopidogrel in una situazione di “vita reale”, in pazienti con NSTEMI e UA trattati conservativamente.

È stata effettuata una analisi retrospettiva di una coorte di pazienti facenti parte dello studio Kaiser Permanente senza pregressa storia di malattia coronarica oppure di utilizzo di clopidogrel che sono stati ricoverati con diagnosi di NSTEMI oppure UA tra il 2003 ed il 2008 e sono stati trattati con terapia medica. Di questi pazienti sono stati valuati, durante un follow-up di due anni, l’associazione tra l’utilizzo di clopidogrel e la mortalità per tutte le cause, le ospedalizzazini per infarto miocardico e un endpoint composito di morte e infarto miocardico tramite una analisi multivariata propensity matched.

In totale sono stati identificati 16365 pazienti con UA (35%) oppure NSTEMI (65%), il 36% dei quali hanno ricevuto clopidogrel entro sette giorni dalla dimissione. Sono stati poi individuati tramite il propensity 8562 pazienti con caratteristiche simili ma a cui non è stato prescritto clopidogrel. I pazienti con clopidogrel hanno mostrato tassi inferiori di mortalità (8.3% vs 13.0%, p < 0.01; adjusted hazard ratio (HR) = 0.63, intervallo di confidenza al 95% (CI) = 0.54 - 0.72) e dell’endpoint composito di morte e infarto (13.5% vs 17.4%, p < 0.01; HR = 0.74, CI = 0.66 - 0.84), mentre era simile il tasso di solo infarto (6.7% vs. 7.2%, p=0.30; HR= 0.93, CI = 0.78 - 1.11). La riduzione dell’endpoint composito era signficativa solamente nel gruppo NSTEMI (HR = 0.67, CI = 0.59 - 0.76; p < 0.01), ma non in quello UA (HR = 1.25, CI = 0.94 -1.67).

Questo studio porta alcuni dati interessanti a conferma di nozioni già presenti in letteratura.

Il clopidogrel è stato utilizzato negli ultimi anni nei pazienti con sindrome coronarica acuta soprattutto nel contesto delle procedure interventistiche. In realtà i primi dati a favore del clopidogrel, come nello studio CURE, derivano da pazienti si con sindrome coronarica acuta ma non per forza sottoposti a coronarografia ed angioplastica. Questo studio conferma quindi come nonostante il miglioramento della cura dei pazienti con sindrome coronarica acuta e la riduzione degli eventi al follow-up in generale la somministrazione della doppia terapia antiaggregante con clopidogrel rimanga importante, anche in quei pazienti in cui si è deciso di seguire una strategia di tipo conservativo. Con l’aumento dell’età media della popolazione e delle comorbidità non è così raro trovarsi di fronte a pazienti per cui si opta di non eseguire strategie invasive ma di trattare l’evento acuto solamente con terapia medica. E proprio a questa popolazione sembra rivolgersi questo studio, che conferma i dati positivi presenti al riguardo sul clopidogrel in letteratura.

Solomon MD, Go AS, Shilane D, Boothroyd DB, Leong TK, Kazi DS, Chang TI, Hlatky MA. Comparative Effectiveness of Clopidogrel in Medically Managed Patients with Unstable Angina and non-ST Segment Elevation Myocardial Infarction. J Am Coll Cardiol. 2014 Mar 21. pii: S0735-1097(14)01654-4. doi: 10.1016/j.jacc.2014.02.586. [Epub ahead of print]

#studio #farmaci #infarto

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