
Betabloccanti riducono la mortalità nella coronaropatia cronica stabile
È recentemente stato pubblicato su Heart, importante rivista in ambito cardiologico, uno studio retrospettivo i cui risultati hanno mostrato come l’utilizzo di betabloccanti in pazienti con coronaropatia stabile sia associato ad una riduzione delle mortalità. Questo studio si inserisce in una pratica clinica in cui spesso i betabloccanti sono prescritti in pazienti con coronaropatia stabile benchè i benefici maggiori siano stati sino ad ora ottenuti nel post-infarto. In quest

Ranolazina potrebbe essere utile contro la fibrillazione atriale nei pazienti con sindroma coronaric
L’utilizzo di ranolazina, un farmaco anti-anginoso con proprietà elettrofisiologiche, può ridurre la frequenza di parossismi di fibrillazione atriale (FA) in pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopralivellamento del tratto ST (NSTE-ACS), con una tendenza ad un minor carico cglobale di FA in questi pazienti. Inoltre la ranolazina riduce l’incidenza di eventi clinici legati alla FA ad un anno di follow up in questo gruppo di pazienti. Sono qiesti gli interessanti dati

Pre-trattamento con prasugrel nei pazienti con NSTEMI
La somministrazione di prasugrel nei pazienti con infarto miocardico senza sopralivellamento del tratto ST (NSTEMI) dovrebbe essere fatta solamente dopo aver deciso quale tipo di strategia di rivascolarizzazione miocardica utilizzare; è questa l’evidenza principale dello studio ACCOAST (A Comparison of prasugrel at the time of percutaneous Coronary intervention Or as pre-treatment At the time of diagnosis in patients with non-ST-segment elevation myocardial infarction) che è

Betabloccanti riducono la mortalità nella coronaropatia cronica stabile
È recentemente stato pubblicato su Heart, importante rivista in ambito cardiologico, uno studio retrospettivo i cui risultati hanno mostrato come l’utilizzo di betabloccanti in pazienti con coronaropatia stabile sia associato ad una riduzione delle mortalità. Questo studio si inserisce in una pratica clinica in cui spesso i betabloccanti sono prescritti in pazienti con coronaropatia stabile benchè i benefici maggiori siano stati sino ad ora ottenuti nel post-infarto.
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Colchicina reduce la restenosi degli stent nei pazienti diabetici
L’utilizzo di colchicina in pazienti diabetici sottoposti ad angioplastica coronarica (PCI) con impianto di stent non medicati (BMS) riduce l’iperplasia neointimale ed il tasso di restenosi intrastent (ISR). Questi importanti dati sono riportati in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Cardiology. Obiettivo di questo studio era di valutare l’effetto della somministrazione di colchicina sul tasso di ISR dopo PCI. Sono stati arruolati in questo

Spironolattone riduce il rischio di nuove rivascolarizzazioni dopo infarto miocardico
Un gruppo di ricerca ha recentemente pubblicato un lavoro scientifico che mostra un dato molto interessante riguardo lo spironolattone, ossia la sua capacità di ridurre la necessità di nuove rivascolarizzazioni miocardiche in pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica (PCI) per infarto miocardico (IM). Questo lavoro, basato sui dati di un registro clinico, sono stati pubblicati sull’American Heart Journal.
Scopo dello studio era valutare quale fosse l’impatto dello spi

Rosuvastatina riduce le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco
È stata recentemente pubblicata sull’importante rivista JACC Heart Failure una analisi retrospettiva sui dati dello studio CORONA (Controlled Rosuvastatin Multinational Trial in Heart Failure). Questa analisi ha dimostrato che l’utilizzo di rosuvastatina in pazienti affetti da scompenso cardiaco (HF) riduce il rischio di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco (HFH) di una proporzione relativa del 15-20%, che si traduce in una riduzione di 76 ricoveri in meno per 1000 pazient

Betabloccanti riducono la mortalità nella angina cronica stabile
È recentemente stato pubblicato su Heart, importante rivista in ambito cardiologico, uno studio retrospettivo i cui risultati hanno mostrato come l’utilizzo di betabloccanti in pazienti con coronaropatia stabile sia associato ad una riduzione delle mortalità. Questo studio si inserisce in una pratica clinica in cui spesso i betabloccanti sono prescritti in pazienti con coronaropatia stabile benchè i benefici maggiori siano stati sino ad ora ottenuti nel post-infarto. In quest